Graziano: «Il patrimonio ambientale non si tutela con nuovi paletti ma facendo rispettare le regole»
PAOLA (Cs) – Mercoledì, 30 Ottobre 2019 – Per tutelare un’area di alto valore ambientale non serve chiuderla all’interno di una recinzione. Piuttosto, occorre che si facciano rispettare le regole e le leggi per evitare che posti bellissimi come monte Cocuzzo e l’Appennino calabro diventino discariche a cielo aperto. La Calabria non ha bisogno di un nuovo Parco forestale. Ha bisogno, invece, di tutelare e mettere a sistema le aree protette che già ci sono e rappresentano una ricchezza per la regione, dal Parco nazionale della Sila al Pollino per finire a quelli d’Aspromonte e delle Serre.
È quanto ha detto il presidente nazionale de Il Coraggio di Cambiare l’Italia, nel contesto di un incontro con i coordinamenti territoriali del Movimento del tirreno cosentino, rispetto alla proposta di istituire un nuovo parco nell’area di Monte Cocuzzo lungo l’Appennino calabrese.
«La mia formazione personale e politica – dice Graziano – è improntata da sempre sui temi della tutela ambientale. Ne ho fatto una bandiera della mia vita e da ufficiale dell’allora Corpo forestale dello Stato, da commissario del Parco d’Aspromonte e da direttore del Parco del Pollino ho lavorato sempre affinché in Calabria e nel Meridione si avesse sempre più una maggiore percezione della ricchezza che rappresentano per l’ecosistema e per l’economia di un territorio le aree e le riserve naturali. E ne rimango, ovviamente e senza ombra di dubbio, un convinto sostenitore».
«Con la stessa certezza e competenza acquisita in anni di lavoro, confermo che un nuovo Parco in Calabria non serve. E questo perché il sentore comune è quella che un luogo vada rispettato solo se è tutelato. Non è così. Ogni angolo del nostro emisfero è un patrimonio eccezionale di cui gli uomini devono avere cura. E dove il cittadino sbaglia, deturpando la natura e commettendo reati, è lì che lo Stato deve intervenire sanzionando e ripristinando i luoghi. Non c’è angolo della terra che non debba essere protetto dalle regole morali e del diritto».
«Auspico allora, che la proposta di istituire un nuovo parco di Monte Cocuzzo, si trasformi in una battaglia che miri innanzitutto a proteggere un luogo che è stato preso di mira dalla barbarie dell’uomo, senza la necessità di piazzare altri paletti e cartelli. Bisognerebbe, ad esempio, partire dal sollecitare la Provincia affinché intensifichi l’attività della Polizia provinciale, specializzata contro i crimini ambientali, ad attuare maggiori e più specifici controlli».
«Tra l’altro, l’istituzione di un nuovo parco, che è una cosa seria ed ha una regolamentazione severissima che in alcuni casi può stravolgere le vocazioni dei territori su cui viene istituito, non può avvenire senza una concreta concertazione con i territori. E non ci sembra che la proposta del nuovo parco di Monte Cocuzzo sia passata al vaglio degli oltre 25 comuni che dovrebbero afferirvi».
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