La ricetta di Graziano per tutelare le produzioni calabresi: «Valorizzare le De.c.o. e i marchi D.O.P.»
CORIGLIANO-ROSSANO – Martedì, 17 Dicembre 2019 – L’auspicio è che il prossimo governo regionale della Calabria vari davvero delle nuove e più serie politiche per il rilancio dell’agricoltura. Purtroppo viviamo in una terra di paradossi dove le eccellenze dell’agroalimentare sono e rimangono delle unicità riconosciute a livello mondiale, dalle clementine della Sibaritide ai fichi dell’Appennino tirrenico alla gustosa annona di Reggio Calabria – per citarne solo alcune -, eppure non riusciamo a fare sistema per valorizzarle sui mercati. È inutile dire che le politiche regionali, negli ultimi 50 anni, hanno prodotto poco o nulla rispetto alle questioni del mondo dell’agricoltura dove non si è registrata nessuna azione di nota rispetto al rilancio delle produzioni calabresi. Anzi, l’economia verde della Calabria ha subito una costante involuzione e i prodotti di eccellenza sono rimasti spesso invenduti perché senza mercato; perché senza alcuna tutela da parte della Regione. Un paradosso. Oggi, tra le prime azioni da fare per invertire il trend a ribasso, è necessario andare per le cose semplici ma efficaci: rilanciare i percorsi di valorizzazione delle De.c.o. per le tipicità locali e rilanciare i marchi D.O.P. per valorizzare anche le grandi produzioni e tutelarle dall’aggressione dei mercati mondiali.
È, quest’ultima, la proposta del presidente de Il Coraggio di Cambiare l’Italia, Giuseppe Graziano, che traccia la linea rispetto a quelli che dovranno essere le azioni di promozione e rilancio nel contesto delle nuove politiche per l’Agricoltura in Calabria.
Quotidianamente – dice Graziano – mi confronto con famiglie di agricoltori il cui lavoro silenzioso ha mantenuto salde le radici identitarie della terra di Calabria. Se non ci fossero stati loro la nostra regione sarebbe stata una terra desertica e senza più una popolazione. Eppure sono coloro che ancora oggi pagano il dazio più caro per aver scelto di rimanere a vivere sul loro suolo natio. Perché nessuno li tutela. Sono vessati da tasse pesantissime che non restituiscono alcun servizio. Sono soggetti ai prezzi da fame del mercato perché le Istituzioni hanno abdicato al loro ruolo di tutela della produzioni locali. Ogni giorno raccolgo storie incredibili di donne e uomini che non riescono a far quadrare i bilanci delle loro famiglie e delle loro aziende perché il valore imposto alle produzioni è spesso inferiore al costo del lavoro. E per loro ci sono due grandi minacce: la produzione estera, spesso sleale, e le grandi catene commerciali che ordinano il prezzo di acquisto. Un esempio su tutti – spiega il leader del CCI – è quello degli agrumi. In qualsiasi parte d’Europa, da Nord a Sud, quando si dice clementine l’associazione naturale è con la Sibaritide. È un frutto universale, apprezzato da tutti per le sue qualità. Eppure nelle cassette che troviamo nei mercati e sugli scaffali di mezzo continente, dove sopra vediamo scritto “Clementine della Sibaritide”, di prodotto autoctono probabilmente ce n’è meno del 10%. E questo perché non c’è tutela della filiera e molti dei mandarini spacciati come quelli della Piana provengono, invece, dalla Spagna piuttosto che dal Marocco. Ed è così che si deprezza il prodotto e si creano sacche infinite di non qualità. Si utilizzino allora i marchi; e no quelli generici ma quelli di origine protetta. In modo che i produttori locali, quelli che realmente lavorano e coltivano la clementina della sibaritide, piuttosto che il fico del tirreno, possano concorrere sui mercati con la propria merce di qualità e con il proprio prezzo. In questo modo si farebbe un gran lavoro per tutelare le eccellenze calabresi e l’economia. Chi può avviare – si chiede infine Graziano – un sano percorso di tutela di eccellenze? Sicuramente la Regione Calabria, con l’auspicio che davvero, nel prossimo quinquennio, si possa ritornare a governare la regione nel solo interesse dei cittadini e di tutta quella parte produttiva che rimane e resiste». © CMPAGENCY