Si chiarisca a chi sono finite 52mila dosi di vaccino non identificate
COSENZA – Martedì, 30 Marzo 2021 – Si scrive “Altri” ma si legge “furbetti”. O almeno questa è la sensazione che suscita quando nel grafico della somministrazione dei vaccini in Calabria si vedono cifre e diciture stranissime. Si scopre, ad esempio, che in tre mesi nella nostra regione sono stati vaccinati solo poco più 9.000 tra docenti e personale scolastico (su un totale di 46.350), che siamo ancora indietro nel completare l’immunizzazione degli over 80 e delle persone fragili e che la fascia d’età compresa tra i 70 e gli 80 anni è ancora quasi a quota zero. Tutto questo, invece, a fronte di un’altra parte di popolazione calabrese, che conta ben 52.796 persone, che è stata vaccinata e non si capisce a che titolo. Chi sono? Perché hanno avuto massima priorità addirittura sul personale sanitario, scolastico e sulle persone fragili?
È quanto evidenzia il presidente del Gruppo consiliare UDC in Consiglio regionale nonché componente della Commissione regionale Sanità, Giuseppe Graziano, che a proposito ha chiesto una verifica al Commissario ad acta per la Sanità in Calabria, Guido Longo.
«Al momento – continua Graziano – sappiamo solo che buona parte di questi 52.796 vaccinati nella categoria “Altri” gravitano nella provincia di Cosenza. Non vogliamo conoscere la loro carta d’identità ma quantomeno capire a quali categorie prioritarie appartengano. Dal momento che ogni giorno sentiamo il lamento dei sindaci che chiedono la somministrazione dei vaccini per la popolazione anziana e che, puntualmente, gli viene risposto che non ci sono dosi. Allora c’è qualcosa che non torna. Perché se si è riusciti a trovare ben 52mila dosi di siero dell’immunità al Covid-19 per una generica categoria “Altri” non capisco perché non si trovino anche quelle per il richiamo destinate a migliaia di persone anziane che rischiano la vita a causa del virus».
«Sia chiaro – precisa Graziano – più gente si vaccina in questo momento, meglio è per tutti. È giusto, però, seguire delle priorità ed evitare che i “furbetti” abbiano la meglio anche in una situazione del genere. Altra cosa, la linea di precedenza è gusto che venga dettata dalle autorità sanitarie senza lasciare in mano ad altri enti il compito di decidere chi e come vaccinare. Altrimenti il rischio reale è che categorie vulnerabili o altamente a rischio, come il personale sanitario, le forze dell’ordine o il personale scolastico passino in subordine rispetto ad altre categorie che magari in questo momento, cosa ancora più assurda, stanno lavorando in smart-working e non hanno contatto con il pubblico. Si faccia chiarezza – conclude Graziano – e si diano indicazioni chiare per evitare che la gente entri ancor di più nella spirale sfiducia nei confronti della campagna di vaccinazione. In questo momento sarebbe una catastrofe».
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